giovedì 12 marzo 2015

Satya (sanscrito: सत्य) La verità

Satya (sanscrito: सत्य) significa letteralmente la verità, questa parola viene anche interpretata come " verità assoluta ". Satya si riferisce anche alla virtù di essere sinceri nel proprio pensiero, nella propria parola e azione. Nello Yoga, Satya è la seconda dei cinque Yama, nel sentiero degli Otto Passi di Patanjali negli Yoga Sutra. La parola Satya deriva dalle parole Sat e ya, Sat significa essere, la realtà, ed è il participio presente della radice come "essere", mentre Ya sta per yam e significa "avanzare, sostenere, sorreggere”. Se noi usassimo una parola “composta”, Satya e/o Satyam indica colui "che sostiene e avanza nella realtà di essere", letteralmente "ciò che è vero, reale, genuino, affidabile, valido". Nella letteratura Vedica e poi nei Sutra, il significato della parola Satya si evolve nel concetto etico sulla veridicità e viene considerata una virtù importante. Vi è anche un concetto filosofico legato a Satya che sarebbe correlata alla parola Sattva la quale significa “vera essenza, la natura, l'essenza spirituale, il carattere”. Le scuola di pensiero filosofico del Samkhya e dello Yoga insegnano che Sattva è la prima delle tre Guna (i tre elementi ultimi della materia (prakṛti): sattva, rajas, tamas) e in queste scuole Sattva significa bontà, purezza, pulito, positivo, questo significato è esteso anche a Satya che assume quindi il significato di verità, di purezza del pensiero, azione e parola. Satya è un tema centrale nei Veda, E 'equiparato e considerato necessario” al concetto della RTA (sanscrito ऋतं ṛtaṃ) – l’Ordine Cosmico che unisce, disciplina, regola, l'equilibrio, l'armonia. Nei Veda è la legge impersonale del Cosmo, l'ordine stabilito delle cose, una consuetudine sacra. Nella RTA Satya disciplina e consente il funzionamento dell'universo e tutto al suo interno. Satya è considerata essenziale, e senza di essa, l'universo e la realtà vanno in pezzi, non può funzionare. Satya è un concetto ampiamente discusso nelle varie Upanishad, tra cui la “Brhadaranyaka Upanishad” dove Satya è chiamato il mezzo per Brahman, così come Brahman stesso (Essere, vero sé). Nell’ inno 1.4.14 della  Brihadaranyaka Upanishad, Satya (verità) è equiparata al Dharma (la morale, l'etica, la legge della giustizia). La verità è ricercata, lodato negli inni delle Upanishad, nella Mundaka Upanishad, per esempio, nel Libro tre, Capitolo uno c’è scritto:
"Satyameva Jayate nanrtam"
Solo la Verità trionfa, non l’irrealtà.
La Sandilya Upanishad di Atharvanaveda, nel capitolo uno, dice a proposito di Satya "Il parlare con verità contribuisce a ottenere un benessere nelle creature, attraverso le azioni della propria mente, della parola o del corpo."  Nelle maggiori Upanishad, Satya, è descritta con due strati di significati - una verità come empirica sulla realtà, un'altra verità come un astratto principio universale, l'essere e l’immutabile. Entrambe queste idee sono spiegate nelle prime Upanishad, composte prima del 500 A.C. con variazioni che rompono le parole Satya o Satyam in due o tre sillabe. Nelle successive Upanishad, le idee evolvono e trascendono in Satya come verità (o veridicità), e Brahman come Essere, Be-ness, il vero Sé, l'eterno. La Shanti Parva del Mahabharata afferma: “La verità è l'essenza dei Veda." . Negli Yoga Sutra di Patanjali, nel secondo libro “Sadhana Pada” al versetto trentasei sta scritto: “Satya – Pratistayam Kriya – Phalasrayatam” ossia: “Il risultato per lo Yogi che ha raggiunto la stabilità nella pratica di Satya è che la parola diventa così potente, da essere impulso di ogni azione e ottenerne i frutti anche se l’azione non è compiuta”.


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