Yoga
Cominciamo a conoscere da vicino l’Astanga Yoga citato nel blog precedente
ll saggio illuminato Patañjali (non a caso definito Bhagavân, il divino) in un'epoca storicamente imprecisata, tra il III secolo a.C. e il IV d.C. codificò lo Yoga in un'opera unica nel suo genere - gli Yogasutra; questa straordinaria raccolta di aforismi - 196 sûtra per l'esattezza - sono giunti fino a noi grazie a una ininterrotta trasmissione orale, definita col termine paramparâ - da bocca a orecchio, da Maestro a discepolo. Il saggio Patanjali, identificò nel Raja Yoga otto stadi (Astanga Yoga) attraverso cui lo yogi può gradualmente raggiungere l'unione con Dio, il Samadhi. Le prime due sono:
- Yama: astinenze, regole di comportamento;
- Ahimsa -la non violenza
- Satya- la verità, sempre
- Asteya- non solo non rubare, ma nemmeno ricercare privilegi che non ci spettano
- Brahmacarya- la continenza
- Aparigraha- il non possesso. Pensare di possedere qualcosa, o qualcuno, è pura illusione.
- Niyama: osservanze, autodisciplina;
- Saoca- la purezza, la pulizia del pensiero, delle intenzioni e anche dell'abito che si indossa, della nostra pelle e in generale del corpo
- Santosa- l'appagamento
- Tapas- la fede, il fuoco ardente dell'Amore per il Divino che consuma e rigenera.
- Svadhyaya- lo studio di sé e del Sé. Uno studio non in chiave psicologica ma logico e deduttivo.
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