sabato 8 giugno 2013

Poesie cinesi Zen sull’ILLUMINAZIONE

L’età d’oro della Cina, l’epoca T’ang che comprende le dinastie Sung (618-1279 D.C.) iniziò dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente e durò ben oltre la prima Crociata. Essa fu una delle epoche più ricche nella storia dell’uomo. Chi visse quel periodo cercò di perfezionare la propria vita e la propria arte nella certezza di dare significato a un qualcosa che fosse al di sopra di se stessi. Per molti la pittura e la poesia erano le “VIE”, due Vie, per il raggiungimento della “Verità”. Esse erano un prodotto del Buddhismo e del Taoismo.
 Zen è un termine giapponese: esso è la lettura dell'ideogramma cinese che an, che è l'equivalente della parola sanscrita dhyana, che significa meditazione ed è una delle sei “perfezioni” (paramita) che rendono possibile il conseguimento dell'“illuminazione” (bodhi), zen significa dunque meditazione. “Zen significa offrire qualcosa e offrire spontaneamente”.

“Gettate le briglie dei buoi,presi i voti,
Sono svestito e rasato.
Tu chiedi perché Bodhidharma venne in oriente-
Liberati da ogni sostegno,io farnetico come un folle”. (Reito)
 


“Per vent’anni pellegrino
Spostandomi ad est,ad ovest.
Tornato a Seken…
Non mi sono mosso d’un pollice” (Seiken-Chiju)
 



“Il vecchio Maestro teneva la lanugine
Nel palmo della mano, e la soffiò via
Rivelando la vera Sorgente.
Guarda dove le nuvole nascondono la cima” (Kaigen)
 


“Navigando lungo il fiume degli Uomini,ho udito
Un richiamo: profondo,regolare.
Cercando ciò che avevo perduto,
trovai una schiera di Santi” (Soan)

Nessun commento:

Posta un commento