martedì 29 dicembre 2015

Significati della lettera sacra Om e del Mantra Om Namah Shivaya

Nel Buddhismo della scuola Vajrayana (Vajra è un termine Sanscrito che significa sia fulmine che diamante oltre che un oggetto simbolico che lo rappresenta nell’ Induismo e nel Buddhismo tibetano, soprattutto nei rituali tantrici),la quale sarebbe un sincretismo tra alcune dottrine induiste denominate tantrismo, fondate anche su credenze popolari sciamaniche, con il Buddhismo Mahāyāna. I suoi testi fondamentali sono denominati Tantra,spiega così il mantra OM.

[ la spiegazione sotto riportata è tratta da spiegazioni di Paolo Proietti, insegnante yoga della YANI (Ass.Naz.Insegnanti di Yoga) e Istruttore della ASI/DOS (Discipline Olistiche per la salute -Arti Olistiche e Orientali) ]

La mente corrisponde al bija mantra OM.
La parola al bija mantra AH.
Il corpo al bija mantra HUM.
Oṃ è la forma udibile dell'Assoluto, il seme di Brahma e se ne è parlato assai spesso.
Āḥ o Ah, rappresenta l'insieme dei suoni vocalici, quelli inscritti nei sedici petali del loto della gola:
le quattordici vocali:

a
ā
i
ī
u
ū




e
ai
o
au


più
अं aṃ e अः aḥ.
Le vocali simboleggiano (sono) l'insieme delle potenze della manifestazione, mentre le consonanti sono il "veicolo" delle potenze.
Ma aḥ, significa molto di più.
In sanscrito le vocali principali sono tre: A, I ed U sono l'emblema delle tre potenze della divinità. La terza sillaba del mantra è Hūṃ.
Hūṃ ha molti significati, anche troppi, ma se prendiamo la scrittura sanscrita la simbologia risulta più evidente:
हूं hūṃ è formato dalla
h ह्
unita alla
ū
compenetrate in un unico simbolo:
हू .
l' Anusvara, il puntino che i caratteri latini scriviamo è messo in alt, sopra la sillaba.
Il puntino”in questo mantra", rappresenta la bodhi, "il seme di Vajradhara", la conoscenza assoluta. illimitata, che si nasconde in ognuno di noi.
Om è l'inizio del canto rituale (il rito è la manifestazione) ed è il canto stesso.
Per questo è detto udgitha.
Secondo la Chāndogya Upaniṣad ( I,1,5):
"vāg evark prāṇaḥ sāma om ity etad akṣaram udgīthaḥ tad vā etan mithunaṃ yad vāk ca prāṇaś cark ca sāma ca"
ovvero:
La parola (vāg) è ṛk (Ṛgveda, il libro degli inni), il prāṇa è sāman (Sāmaveda),udgītha è la sillaba Oṃ.
Parola e prāṇa formano una coppia così come ṛk con sāman.
E ancora (I, 1, 8):
"tad vā etad anujñākṣaram yad dhi kiṃcānujānāty om ity eva tad āha eṣo eva samṛddhir yad anujñā samardhayitā ha vai kāmānāṃ bhavati ya etad evaṃ vidvān akṣaram udgītham upāste".

“Questa sillaba significa dire si. Quando si vuole dire si a qualcosa si dice Om. E quello a cui si dice si verrà realizzato. Colui che conosce questo venera udgitha come la sillaba Om e realizzerà i suoi desideri.”
OM è la mente ma è anche ciò che sta prima della mente. Il simbolo con cui viene rappresentato, come del resto tutte le lettere sanscrite, può essere considerato un disegno, una specie di Yantra.
L'analisi del significato dei singoli tratti da cui è composto esprime i tre (quattro) stati di coscienza dell'uomo:





La linea curva inferiore rappresenta la A, l'inizio, lo stato di veglia , il dio Brahma inteso come forma dell'Assoluto nelle vesti del demiurgo o del legislatore; è detta anche akka o akkam ed è collegata alla funzione della mente detta aharinkka ("ciò che fa l'io").  




 La linea curva orizzontale, centrale, rappresenta la U ovvero lo stato del sogno, il dio Visnu inteso come forma dell'Assoluto nelle vesti di colui che mantiene e preserva; è detta anche ukāra o ukāram ed è collegata alla funzione della mente detta Buddhi.   
La linea curva superiore rappresenta la M ovvero lo stato di sonno profondo, il dio riva inteso come forma dell'Assoluto nelle vesti di colui che riassorbe la manifestazione; è detta anche makāra o makāram ed è relata alla funzione della mente detta Manas o alla mente in generale. Il fatto che M sia in alto ed A sia in basso ricorda il concetto della manifestazione grossolana come specchio della manifestazione allo stato potenziale. (MUA - AUM) e le modalità di recitazione dell'AUM di cui parla Shankara nel commento ai Mandukyakarika ( dice più o meno Shankara: "che la A e la U insorgano e vengano riassorbiti dalla M") Sopra le tre linee curve ci sono altri due simboli :
La mezzaluna è dettaनाद nāda, ed il punto invece बिन्दु bindu.
  
Questi due segni sono così importanti da meritarsi un'intera upanishad tutta per loro, la Nàdabindu Upanishad. Nada è la vibrazione iniziale, il primo suono e tutti i suoni. Rappresenta la Shakti nell'atto di dare inizio alla manifestazione. Se A rappresenta la coscienza dello stato di veglia, U la coscienza dello stato di sogno e M la coscienza dello stato di sonno profondo, Nada rappresenta il "Quarto" o Turiya, inteso come il Grande Sè col quale si può entrare in identità mediante lo stato del Nirvikalpa samadhi. E' il primo fremito, potenziale, creato dall'unione di Shiva e Shakti nell'isola delle gemme. Il Bindu rappresenta l' anusvāra reso nella pronuncia con la nasalizzazione (esempio Aummnnnnng) o, meno spesso, con l'allungamento della vocale precedente. L' anusvāra è Shiva in unione con Citshakti o Cit Rupini.
Le tre lettere A, U ed M sono in qualche modo le radici di AH, HUM ed OM ovvero, Parola, Corpo e Mente.
Esiste quindi un OM che tutto racchiude ed è lo spazio alogico che trova espressione nel punto (l' infinitamente piccolo relato all' infinitamente grande)
Esiste un OM potenziale che è il primo suono o prima vibrazione.
Esiste un OM che rappresenta la mente.
Nella recitazione del Mantra (qualsiasi mantra) questa differenziazione (apparente) viene manifestata attraverso una triplice modalità di recitazione: mentale,bofonchiata (o silenziosa muovendo solo le labbra) ed udibile.
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Lasciamo ora le spiegazioni di Paolo Proietti sulla sillaba OM e passiamo a capire i significati (alcuni) del mantra :
OM NAMAH SHIVAYA
Questo è uno dei mantra più celebri e recitati, ed è il mantra shivaita per eccellenza dell'Induismo. Questa formula sacra sanscrita ha diversi significati; essa si appella a Dio in quanto a Śiva, un aspetto di Īśvara(l'aspetto personale di Dio) e può essere tradotta come "Signore, sia fatta la Tua volontà", oppure "Mi arrendo a Te, Dio",oppure “Mi inchino a Shiva” È considerato uno dei mantra più completi e potenti.
Ma c'è dell'altro: Ripetendo NA MA SI VA YA possiamo iniziare a capire il potere della natura che è splendidamente espressa nella tradizione indiana. Quel potere inizia con la sillaba sacra OM.
In alcune scritture indiane, uno dei nomi di Dio è NAMA SIVAYA.
NA rappresenta l'elemento terra.
MA l'elemento acqua.
SI rappresenta il fuoco.
VA rappresenta l'aria.
YA rappresenta lo spazio o etere.
Questi cinque elementi sono Dio,la creazione di Dio. Senza questi elementi, nulla: né il mondo, né l'uomo può esistere. Ecco perché sono così importanti.
I dibattiti accademici e/o la lettura delle Scritture non hanno alcun valore se non si capiscono queste cinque sillabe NA MA SI VA YA. Se si capiscono completamente allora si capisce e percepisce la potenza di Dio. Con la loro comprensione, si bevono le qualità di questi cinque elementi e si raggiungere il loro potere.
Ma meditando su OM NAMAH SIVAYA, si può intravedere la sua triplice struttura NAMA= mondo delle forme, SIVA =Siva = l'assoluto, YA = jiva individuo,
ma anche la sua struttura quintuplice (NA- MA-SI-VA-YA)
che rappresenta i cinque poteri della manifestazione (creazione, distruzione,mantenimento, velamento , grazia) fino quando i pensieri cominciano a girare da soli fino a far perdere il concetto dell'individualità e la consapevolezza del voler conoscere-comprendere e la mente si identifica completamente nel mantra, che rimane come seme (PRATAYAYA).
Così, se la prima tappa dell' Aṣṭāṅga Yoga di Patanjali è dharana, che significa stabilire l'attenzione fissa del mentale su un punto, sia nel corpo, sia all'esterno del corpo,la seconda tappa è dhyana, che significa mantenere in una corrente ininterrotta un pratyaya, o concetto, unico nella mente.



domenica 27 dicembre 2015

Vita ed opere di Bhagawan Nityananda

                             

   Vita ed opere di Nityananda – Scrive Francesco Balestro:
 "Bhagawan Nityananda (novembre / dicembre 1897 - 8 agosto 1961) è stato un Guru indiano. I suoi insegnamenti sono pubblicati nel "Chidakash Gita". Nityananda nacque a Quilandy (Pandalayini), Kerala, India del sud. I dettagli sulla nascita di Nityananda sono relativamente sconosciuti. Secondo  alcuni suoi discepoli  Nityananda è stato trovato come un bambino abbandonato nel villaggio di Tuneri, Kozhikode, Kerala, India da una signora di nome Uniamma Nair, che era sposata con Chathu Nair. La coppia Nair adottò questo bambino e si prese cura di lui insieme con i loro cinque figli. 
A Nityananda venne dato il  nome di Raman dai suoi genitori adottivi. La coppia Nair erano contadini che si prendevano  cura delle aziende agricole di proprietà di un ricco avvocato di nome Ishwar Iyer, che si fidava molto di loro. Il padre adottivo di Nityananda morì quando lui aveva tre anni e sua madre adottiva quando aveva sei anni. Prima di morire aveva consegnato la responsabilità di Nityananda a Ishwar Iyer.
Anche durante l'infanzia, Nityananda sembrava essere in uno stato spirituale insolitamente avanzato, che ha dato origine alla credenza che era nato illuminato ed infine gli fu  dato il nome Nityananda, che significa "sempre nella beatitudine". Prima dei vent'anni, Nityananda diventa un Yogi errante, si dedicò allo studio dello yoga e delle pratiche ascetiche in Himalaya e in altri luoghi. Nel 1920, tornò nel sud dell'India ove vi guadagnò una  certa reputazione per i suoi poteri miracolosi e la sua capacità di guarire malati incurabili. A quel tempo iniziò la costruzione di un ashram vicino a Kanhangad, nello stato del Kerala. La polizia locale sospettava che avesse una produzione di banconote false con le quali  pagare le spese della costruzione, per tutta risposta Nityananda li portò a un lago infestato dai coccodrilli nella giungla, vi  si tuffò e riemerse con una manciata di denaro, ciò fu abbastanza per soddisfare la polizia che da allora non lo importunò ulteriormente. Il bel tempio sulla collina e l'Ashram a Kanhangad sono ora centri di pellegrinaggio. Il Guruvan, un bosco nelle vicine colline dove Baba stava seduto in penitenza, è ora un rifugio per i pellegrini. 
Nel 1923, Nityananda cominciò a vagare per la Valle Tansa nello stato del Maharashtra. Lì, la sua fama di taumaturgo attirò gente dalla metropoli di Bombay (oggi Mumbai). Egli però  si rifiutò di accreditarsi il merito  dei miracoli. Egli disse: "Tutto ciò che accade, avviene automaticamente per volontà di Dio". Nityananda  fu di grande sostegno  agli Adivasi (abitanti o tribù originarie), che erano disprezzati dalla popolazione in generale. Nityananda istituì una scuola, oltre a fornire cibo e vestiario per loro. 
Nityananda  fu molto parco  in termini di insegnamenti verbali. A partire dagli inizi del 1920, i suoi devoti a Mangalore si sedevano con lui la sera. La maggior parte del tempo restava di silenzio, anche se di tanto in tanto dava consigli spirituali. Una devota di nome Tulasi Amma scrisse alcuni dei suoi insegnamenti e le sue risposte alle domande specifiche. Più tardi, queste note sono state raggruppate e pubblicate nella lingua Kannada e il libro è conosciuto come Chidaksha Gita. 
Alcuni ritengono che Nityananda avesse il potere di trasmettere l'energia spirituale (shaktipat) alle persone con mezzi non verbali. Nel comportamento esteriore a volte  poteva anche apparire estremamente focoso e intimidatorio, sino al punto di gettare sassi  contro visitatori importuni in qualche occasione. Questo era il suo modo di dissuadere le persone che non erano serie nella loro aspirazione spirituale, o che venivano a lui con secondi fini. 
Nel 1936, si recò al tempio di Shiva nel villaggio di Ganeshpuri e chiese se poteva rimanere lì alla famiglia che accudiva il tempio la quale accettò e costruì una capanna per lui nelle adiacenze. Nel frattempo  i suoi visitatori e seguaci aumentavano, la capanna così si espanse divenendo un ashram.  Le persone che vivevano intorno a lui lo consideravano  un Avadhuta: completamente libero ed  assorbito nello stato trascendentale del Sé supremo. 
Nityananda morì l'8 agosto 1961. Il suo samadhi (tempio-tomba) si trova a Ganeshpuri al Samadhi Mandir. Vi è anche un santuario dedicato a lui nel Gurudev Siddha Peeth Ashram di Gavdevi (nei pressi di Ganeshpuri). Il suo Ashram, un ostello turistico, e altri edifici legati alla sua vita in Ganeshpuri sono conservati dal Shree Bhimeshwar Sadguru Nityananda Sanstha Ganeshpuri. Questi fiduciari sono anche responsabili del suo samadhi santuario a Ganeshpuri, che è un luogo di pellegrinaggio. Una fiduciaria a Kanhangad si occupa dell' Ashram e dei templi situati lì. La fiduciaria gestisce anche alcune istituzioni educative e un Dharmasala. 
Secondo i biografi di Nityananda, l'identità dei Guru di Nityananda è un mistero. Secondo Healy, Nityananda non ha avuto un guru. In uno dei suoi discorsi, il suo allievo Swami Muktananda ha detto che Guru Nityananda era  Siddha Purusha del Kerala. Il Siddha è "colui che ha realizzato il Sé e ne manifesta i poteri". Si riferisce a maestri perfetti che hanno raggiunto la perfezione spirituale. Siddha può anche riferirsi a colui che ha raggiunto  siddhi, poteri paranormali.  La qualifica di Siddha può anche  riferirsi ai Siddha Nath, asceti, sadhu o yogi  che seguono  la  sadhana del Siddha Yoga. Nel  giainismo i siddha sono le anime liberate che hanno distrutto tutti i karma e hanno ottenuto moksha (la liberazione). I Siddha, in quanto esseri perfetti,  rappresentano l'anima nella sua forma più pura.

(http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2015/12/vita-ed-opere-di-bhagawan-nityananda.html )

sabato 12 dicembre 2015

Significato di Mantra,Tantra e Yantra

MANTRA  TANTRA  YANTRA 

Oggi spiego il significato di alcuni termini sanscriti che hanno in comune la parola “TRA”,queste parole sono Mantra,Yantra e Tantra.
La parola Tra significa “Liberare” ed è un suffisso. Il suffisso è un elemento morfologico che si aggiunge all'elemento radicale. Nelle parole sopracitate l'elemento radicale è Man (che sta per Manas “Mente”) in Mantra,Tan la cui radice acustica è Ta (che rappresenta l'oscurità o il legame con l'ignoranza “non conoscenza”)in Tantra,Yan che significa “supporto,sostegno”in Yantra.
Questi i significati delle tre parole:
MANTRA
Il termine Mantra nasce dall'unione tra le parole sanscrite “manas” ovvero mente e “trayati” che vuol dire liberare. Il Mantra in sostanza è un suono,una formula espressa con una o più sillabe, o lettere o frasi, generalmente in sanscrito, che permette alla mente di liberarsi dei pensieri. Il più celebre dei Mantra è OM, altri esempi: Om Namah Shivaya,Om Mani Padme Hum,Babanam Kevalam,Hare Rama Hare Krishna.
L’origine di molti Mantra è rintracciabile all'interno dei sacri testi Indù, in particolare nei Veda.

TANTRA
La parola Tantra fa parte della lingua sanscrita ed è composta dalla radice TAN, che vuol dire espandere, e dal suffisso TRA, che significa liberare, inoltre in essa è compresa la radice acustica TA che rappresenta l’oscurità o il legame dell’ignoranza. Tantra il sentiero,insegnamenti spirituali,tecniche esoteriche o disciplina che “libera dall'oscurità ed espande la Coscienza”.

YANTRA
La sillaba Yan significa “sostegno”, “supporto”, “essenza di un oggetto” mentre la sillaba Tra significa “liberazione”.
Wikipedia ci da questo significato: "Yantra (यन्त्र्) e un termine sanscrito che indica vari tipi di rappresentazioni geometriche dalla forma semplice o più complessa e diagrammi simbolici, utilizzati come supporto nella concentrazione o per favorire l'assorbimento meditativo (samadhi). Il termine infatti significa originariamente "veicolo", "mezzo" o meglio ancora "strumento/oggetto atto a favorire" un'esperienza o conseguimento mistico (vedi sadhana). Viene spesso utilizzato a supporto della meditazione. Gli yantra possono essere compresi nella categoria più ampia dei cosiddetti mandala o chakra utilizzata nella pratica di alcune tradizioni religiose di origine indiana come quelle induiste, nel Jainismo o nel Buddhismo anche fuori dall'India. In generale, ogni figura divina ha il proprio yantra.

Tra gli yantra il più importante è lo Sri Yantra, da esso hanno origine tutti gli altri yantra. Il quadrato esterno segna le quattro direzioni (est, ovest, sud, nord), il cerchio più interno raffigura l’arrotondamento delle forze contrapposte ed il fiore di loto che lo circonda la trasformazione energetica interiore, i 9 triangoli di cui 5 con la punta rivolta in basso rappresentano il principio femminile (Shakti) e 4 con la punta rivolta verso l’alto rappresentano il principio maschile (Shiva), al centro il Bindu (un piccolo punto) è il nucleo o l’essenza-Sè cui ogni sentiero spirituale conduce".

Nell'immagine sotto lo SRI YANTRA